Cos’è un ponte dentale?

Il ponte dentale è per definizione un metodo di restauro odontoiatrico, utile a ripristinare una situazione in cui uno o più denti contigui risultano mancanti. Esso costituisce dunque una protesi parziale fissa che, a ponte, si aggancia stabilmente ad almeno due denti adiacenti a quelli persi. I denti che diventano perni del ponte dentario vengono definiti pilastri, mentre i denti mancanti sostituiti dal ponte stesso vengono definiti elementi intermedi.

Il ponte dentale viene suggerito sia per fattori estetici che per fattori funzionali, perché la sua creazione consente al paziente di recuperare appieno la funzione masticatoria e fonetica, oltre che ripristinare in modo ottimale il sorriso. La necessità di sostituire i denti mancanti con un ponte dentale deriva anche dallo squilibrio dinamico della masticazione, che si instaura soprattutto se la perdita degli elementi dentali riguarda quelli posteriori (molari e premolari); se la perdita degli elementi dentali è invece anteriore (incisivi e canini) la problematica masticatoria sussiste in egual modo, ma si addiziona anche a un disagio emotivo e sociale per questioni puramente fonetiche ed estetiche.

Quando in odontoiatria si opta per la soluzione del ponte dentistico, è importante fare prima delle opportune valutazioni circa la stabilità dei denti pilastro e la proporzione tra il carico che quest’ultimi devono sostenere e il numero degli elementi mancanti intermedi. In certe situazioni va anche presa in considerazione la possibilità di effettuare un impianto dentale anziché l’inserimento di un ponte, perché le tecniche mirano al ripristino delle arcate ma hanno attitudini, forze di carico, tecniche e indicazioni differenti.

La differenza sostanziale che esiste tra ponte e impianto dentale è che il primo può essere consigliato soprattutto quando si ha riassorbimento osseo e mancanza di tessuto su cui creare i perni di un eventuale impianto, mentre il secondo è preferenzialmente consigliato quando vi è disponibilità di tessuto osseo, ma assenza di elementi dentali che funzionino da perni. Solitamente l’impianto viene preferito quando i denti pilastro sono sani e senza imperfezioni, per cui limarli per ancorare il ponte creerebbe un danneggiamento inutile di strutture perfettamente funzionali. Analogamente, la scelta dell’impianto può essere fatta quando i denti pilastro sono così danneggiati e deboli da non poter costituire il perno stabile di un ponte.

In ogni caso, la decisione di risolvere la problematica della mancanza di due, più denti o intere arcate con un impianto o un ponte dentale, si rimanda al consiglio di un odontoiatra esperto ma soprattutto alla situazione individuale, motivo che crea variabili da valutare caso per caso. Non si può quindi stabilire a prescindere se sia meglio un ponte o un impianto dentale, ma vanno certamente valutati anche i vantaggi e gli svantaggi di entrambe le tecniche per riuscire ad ottenere un risultato estetico e funzionale il più possibile vicino alle proprie aspettative. Molte sono le opinioni positive circa l’inserimento di un ponte dentale, anche se tra i suoi svantaggi vi è senza dubbio la limatura e il consumo dei denti pilastro, che fungeranno da perno e su cui verrà inserita una corona di copertura; essi, anche se ridotti di pochi millimetri, possono anche andare incontro a fenomeni di sensibilizzazione, soprattutto se si verificano infiltrazioni sotto il ponte.

Tutti i pro e i contro del ponte dentale vanno discussi con il proprio dentista di fiducia.

Tipologie di ponti dentali

Benché l’applicazione del ponte dentale abbia una tecnica di base a cui attingere, esistono varie tipologie di ponti dentali che differiscono per materiali utilizzati, per durata della protesi, per mezzi di sostegno e per numero di elementi dentari mancanti.

La prima differenziazione tra le varie tipologie di ponti dentali riguarda la loro stabilità, per cui si riconoscono ponti dentali fissi o mobili; ogni ponte dentale si costituisce di almeno 3 elementi, di cui 2 sono quelli che andranno a creare la copertura dei rispettivi denti pilastro mentre uno, quello centrale, costituirà la sostituzione del dente mancante. Nel ponte dentario fisso le corone vengono stabilmente cementate sui denti perno, in modo da creare una stabilità che garantisca una lunga durata del ponte stesso; nel ponte dentale mobile, invece, le corone vengono incollate sui ponti pilastro lasciando quest’ultimi intatti, ovvero senza limatura. Sebbene questa tecnica consenta di non danneggiare i denti adiacenti a quello mancante, soprattutto se sani, comporta però una minor durata del ponte e una maggior facilità di allentamento, in particolare a seguito di tutte le sollecitazioni meccaniche masticatorie. Per questo motivo i ponti dentali mobili sono anche per lo più provvisori, vale a dire che vengono utilizzati come soluzione temporanea e rimovibile, in attesa di un ponte dentale fisso e definitivo.

Si parla invece di ponte dentale a bandiera o a mensola, quando quest’ultimo è costituito da soli 2 elementi, di cui uno costituisce la corona di copertura che andrà a rivestire il dente pilastro e l’altro costituisce la sostituzione del dente mancante; questa soluzione viene però suggerita raramente sui denti anteriori o lì dove è possibile creare almeno un ponte tradizionale, per la scarsa resistenza esercitata da un solo perno. Solitamente il ponte a bandiera viene suggerito sui denti mancanti a fine arcata.

Ormai in disuso è invece il ponte dentale con ganci o scheletrato, realizzato con un elemento protesico che si ancora ai denti adiacenti mediante ganci metallici: questo è un tipo di ponte dentale assolutamente removibile e provvisorio, tant’è che i ganci possono essere visibili anche esternamente quando si sorride.

Solitamente tutte le corone del ponte dentale, che siano a 3, a 4, a 5 o a 6 elementi, sono in ceramica, soprattutto sulle arcate superiori dove l’esposizione visibile dei denti è maggiore: su di essi si ricerca sempre una perfezione estetica il più possibile prossima a quella dei denti propri. La ceramica infatti, più di altri elementi e materiali, recupera l’aspetto estetico del dente naturale, camuffandosi perfettamente con i contigui, ma possono essere utilizzati esternamente anche la fibra di vetro, la resina e il composito, con risultati e costi inferiori.

La maggior parte dei ponti dentali può contenere internamente un rivestimento metallico in titanio, zirconio e oro (oro interno e ceramica esterno), utili a creare un’armatura resistente, anche se negli ultimi anni si sta preferendo sempre più orientarsi su materiali metal free, per evitare il lento ma inesorabile continuo rilascio di sostanze metalloidi nell’organismo.

Le procedure per applicare un ponte dentale

La procedura di applicazione del ponte dentale prevede necessariamente tutta una serie di visite cliniche e indagini diagnostiche che permettano di scegliere il metodo protesico migliore, più adatto alla conformazione buccale e alle esigenze del paziente.
Si parte dunque dal prelievo delle impronte dentali e da un attento esame del colore, in modo da ottenere un risultato estetico di buona qualità. Vanno inoltre esaminati attentamente anche i denti pilastro perché essi devono essere resistenti e saldi, per cui vanno ulteriormente curati qualora ci fossero carie, vecchie otturazioni, ricostruzioni antecedenti, denti da devitalizzare, etc. Solitamente durante la prima seduta l’odontoiatra può procedere con l’estrazione di un dente eccessivamente danneggiato, anziché lasciarlo in sede, dente che peraltro sarà sostituito dalla protesi dentaria.

Non è inusuale che i dentisti applichino temporaneamente un ponte dentale provvisorio, in attesa che quello definitivo fisso venga realizzato appositamente sulla base delle impronte dentali del paziente: in questo caso il ponte provvisorio o mobile viene incollato sui denti pilastro, senza che questi ultimi siano stati ancora intaccati dalla limatura, necessaria per creare lo spazio.

Quando l’impronta dentale viene mandata in laboratorio, un odontotecnico costruisce un ponte in ceramica o porcellana esterna, con armatura di titanio, cromo cobalto o oro interno. In alcuni casi i ponti vengono interamente costruiti in ceramica ma questi hanno un costo decisamente più elevato, di contro hanno però il vantaggio di essere biologicamente più sicuri e, data l’estetica quasi perfettamente sovrapponibile ai denti veri, vengono consigliati per un ponte dentale sul canino o sugli incisivi. Le corone in composito o in resina, invece, sono più economiche ma danno anche risultati estetici più scadenti.

Dopo circa due settimane dal prelievo dell’impronta dentale, il ponte è solitamente pronto ma prima di cementarlo viene provato per verificarne la confortevolezza e la precisione. Se la protesi risulta adeguata per colore e dimensioni, si passa alla procedura definitiva: il dentista lima i denti pilastro creandosi lo spazio necessario per inserire come un guscio il ponte creato in laboratorio, che verrà quindi cementato saldamente in modo da diventare definitivo e impedire infiltrazioni di cibo e bevande. La durata di un ponte dentale eseguito ad arte può variare dai 15 ai 20 anni, anche se i tempi di resistenza sono anche molto influenzati dalla manutenzione e dall’igiene buccale del paziente.

Un ponte dentale scheletrato si utilizza solo quando non esiste un sostegno da uno dei due lati, anche se questa tecnica è stata quasi del tutto sostituita dalla possibilità degli impianti dentali.

Costo di un ponte dentale

I costi vivi di un ponte dentale possono variare enormemente in base a tante varianti e fattori che fanno abbassare o lievitare il prezzo finale: odontoiatra che opera, materiali utilizzati, numero di elementi dentali da sostituire, tecniche all’avanguardia, terapie collaterali e integrative, così come provvisorietà o definitività del trattamento condizionano enormemente il lato economico. Un trattamento dentistico di un ponte dentale eseguito con tecnica classica, senza ulteriori risanamenti dei denti pilastro e che includa 3 elementi, si aggira indicativamente intorno ai 1.500 euro, ma questo valore è puramente indicativo, anche perché bisogna considerare le variazioni di tariffa del dentista che si occupa del caso.
In genere in Italia va sempre considerato un costo di un ponte fisso variabile da 500 a 900 euro a dente, per cui quello tipico, costituito da tre elementi di cui quello centrale è il mancante, può oscillare da 1.200 a 1.500 euro per l’intero trattamento dentistico. Ovviamente il costo aumenta in media di 500 euro per ogni elemento dentale in più da sostituire, per cui un ponte dentale da 2 elementi avrà un prezzo indicativo di 1.000 euro totali, da 4 elementi di 2.000 euro, da 6 elementi di 3.000 euro e così via. I prezzi oscillano anche in base ai materiali, di cui resina e composito sono i più economici, zirconio, ceramica e oro sono i più cari; la soluzione costituita da anima in metallo e corona in porcellana/ceramica ha un valore di 1.200 euro, mentre uno completamente in porcellana, più sicuro, di pregio e resistente di 1.500 euro circa. I ponti dentali a un solo elemento ormai non sono quasi più presi in considerazione perché vengono sostituiti dagli impianti, ma bisogna sempre calcolare un costo di 500 euro. I prezzi di un ponte dentale provvisorio sono certamente più economici, ma in questo caso il rapporto tra tempi e costi dovrebbe far riflettere.

Chi non possiede le adeguate disponibilità economiche per sostenere un intervento di ponte dentale a questi costi può cercare di effettuare il trattamento presso un dentista convenzionato ASL, sfruttando la mutua odontoiatrica. L’unico problema si pone di fronte al fatto che non tutte le situazioni sanitarie vengono riconosciute come adeguate al ricorso alla mutua, per cui bisogna rientrare in precisi criteri di valutazione. Soltanto dopo un’attenta valutazione del reddito, della patologia che ha portato alla necessità dell’applicazione di un ponte dentale, dell’età del paziente e delle esenzioni statali esistenti è possibile usufruire di una detrazione sul costo finale. Allo stato attuale, avendo anche una valenza estetica, l’applicazione di un ponte dentale non rientra nelle esenzioni totali, ma si possono comunque ottenere delle agevolazioni.

Quanto dura un ponte dentale?

La durata di un ponte dentale è un altro dei fattori a cui non è possibile dare una risposta certa e precisa perché anch’essa condizionata da caratteristiche esterne ed interne.

L’abilità del dentista, ad esempio, è un componente da non sottovalutare perché sarà direttamente responsabile della soluzione realizzata sul paziente, la quale deve essere il più possibile confacente alla situazione buccale, mirando al contempo ad una stabilità e a una durata nel tempo.

Anche il pregio o l’economicità dei materiali utilizzati può inficiare enormemente la durata del ponte dentale realizzato, perché una corona in composito e senza anima di metallo risulterà molto più deteriorabile e frangibile rispetto a una con armatura metallica o completamente in porcellana. Va considerata anche la compatibilità con i tessuti vivi e la possibilità che insorgano sintomi di sensibilità, scatenati sia dai denti pilastro limati fino al punto da esporre la dentina, sia dal dente danneggiato non adeguatamente devitalizzato. Non va dimenticato, inoltre, che anche le abitudini di vita del paziente e l’igiene orale giocano un ruolo fondamentale nel prolungamento del mantenimento in buono stato di un ponte protesico.

Stabilire a priori quanto duri un ponte dentale diventa un’ardua impresa quindi, anche se in linea di massima si può affermare che un ponte dentale fisso, adeguatamente curato e trattato con dovuta attenzione dal paziente può durare dai 15 ai 20 anni, senza alcuna compromissione o fastidio.

Manutenzione di un ponte dentale

Poiché la manutenzione del paziente stesso verso il proprio un ponte dentale è uno dei fattori fondamentali che possono inficiarne o prolungarne la durata, è bene porre attenzione ad una corretta igiene orale e alle abitudini di vita.

Per evitare malattie paradontali e carie, lo spazzolamento accurato dei bordi gengivali e dello spazio al di sotto del ponte sono indispensabili; inoltre la zona dove è posizionato il ponte dovrà anche essere pulito attraverso il passaggio del filo interdentale o di uno scovolino, al fine di evitare che residui alimentari possano innescare infezioni, ascessi, infiammazioni o qualsivoglia processo patologico: la stabilità del ponte dentale è infatti strettamente correlato alla stabilità dei denti pilastro. Se il ponte dentale dà problemi o si muove, è possibile che faccia male per instabilità, distacco o rottura, quindi vi sarà la necessità di una rettifica o di una sostituzione adeguata professionale.

Tra le controindicazioni di un ponte dentale, infatti, vi sono vari disturbi scatenati da cause sottostanti: alito cattivo, dolore, gengive infiammate e un ponte dentale maleodorante sono senz’altro sintomo di potenziali ascessi o infezioni. Il cattivo odore e conseguentemente l’alitosi, derivano dalla proliferazione batterica che circoscrive la zona di ancoraggio del ponte e che può portare a parodontopatie. Ma queste conseguenze non sono necessariamente collegate ad un ponte dentale fatto male, perché la garanzia della durata è secondaria a tante variabili, alcune delle quali sono anche di responsabilità del paziente.

Se sul ponte dentale è visibile una frattura o appare scheggiato, è bene richiedere subito una visita odontoiatrica tramite la quale il dentista sceglierà se intervenire con un rifacimento e una ricostruzione. A volte anche i ponti dentali mobili e provvisori possono risultare fastidiosi, dolorosi e creare problemi: questi sono considerati più che altro gli effetti collaterali di un ponte protesico mobile inadeguato, troppo grande e instabile o non saldamente incollato; in alcuni casi può essere anche inavvertitamente ingoiato.

Le colle e gli adesivi per ponti dentali non possono essere applicati a casa come fai da te, ma devono necessariamente essere saldati dal dentista con una colla adeguata e resistente. Accanto a una relativamente scarsa durata l’applicazione di adesivi per dentiere, spesso consigliate nei forum per riattaccare da soli il ponte dentale, determina dei risultati estetici anche molto scarsi, con un disallineamento del ponte che crea anche disagi nella masticazione e nella fonazione.

Inoltre una rettifica della posizione del ponte dentale può essere di importanza vitale nel limitare lesioni alle gengive e ai tessuti molli della bocca: una revisione professionale diventa quindi un passaggio assolutamente imprescindibile.