La mobilità dentale è un problema che affligge molti pazienti e può essere provocato da diverse cause, tutte diverse tra loro, ma collegate dal fatto che vi è un danno al sistema di supporto del dente o parodonto.

Un pò di anatomia

Il parodonto o tessuto parodontale è costituito da 4 elementi: la gengiva, l’osso, il legamento parodontale ed il cemento radicolare dell’elemento dentario. Il parodonto non ha solo funzione di sostegno del dente, ma anche funzione trofica, cioè di nutrizione dell’elemento stesso, e propriocettiva, ovvero dà al dente la sensibilità ai diversi stimoli.

È normale che i denti si muovano un pò, nei limiti fisiologici, ed è normale il movimento dei denti nel corso degli anni; difatti le arcate dentarie non sono rigide, ma subiscono continue modificazioni nel corso del tempo, si riducono i diametri trasversi.

Pertanto osservare i denti che si spostano dalla loro posizione originale può anche essere normale, come è normale notare un affollamento nella regione anteriore inferiore, dovuto per l’appunto al fatto che le arcate nel tempo tendono a restringersi.

I diversi gradi di mobilità dei denti

Per quantificare i diversi gradi di mobilità dei denti viene utilizzato l’indice di Miller col quale si può valutare di quanto i denti si muovono:

  • Grado 0: mobilità fisiologica (0,2 mm);
  • Grado 1: mobilità vestibolo/linguale, in avanti e indietro, di 0,2/1 mm, cioè si parla di denti che si muovono leggermente;
  • Grado 2: mobilità vestibolo/linguale superiore a 1 millimetro e inferiore a 2 millimetri, denti mobili;
  • Grado 3: è il grado massimo di gravità, la mobilità in senso vestibolo linguale e mesio/distale, destra e sinistra, supera i 2 millimetri e vi è mobilità anche in senso verticale, quest’ultimo è segno di una completa distruzione dei tessuti di sostegno, dente che “dondola”, molto mobile.

Denti che si muovono: cause

Quando abbiamo dei denti che si muovono le cause possono essere diverse. Ci sono diversi motivi per i quali è presente la mobilità dentale; alcuni possono essere voluti o desiderati, come nel caso di un trattamento ortodontico, ma spesso le cause sono indesiderate, dovute a status patologici o traumatici. Analizziamo le diverse cause sul perché si muovono i denti.

Parodontopatie: denti che si muovono e cadono

Come accennato prima, il dente è sostenuto dal parodonto, che è l’apparato di sostegno del dente e quando questo inizia ad essere danneggiato inizia la mobilità dentale, accompagnata da altri segni clinici come: l’infiammazione gengivale, il sanguinamento gengivale, il dolore e spesso ascessi di natura parodontale, cioè non provenienti dal dente in sé ma gengivali.

La parodontite è una malattia cronica, con fasi di acuzie, dove vi è distruzione dei tessuti di sostegno, e fasi di stasi, dove i denti paiono migliorare la loro mobilità, vi è minore sanguinamento e dolore. La parodontite è una evoluzione dalla gengivite, cioè l’infiammazione della sola gengiva con arrossamento e sanguinamento.

Esistono diverse cause: familiarità, traumatismo occlusale, protesi incongrue, malattie sistemiche (es. il diabete), stati fisiologici come la gravidanza, etc., ma il primum movens è sempre l’infiammazione data dalla placca batterica e dall’accumulo di tartaro sopra e sotto gengivale con formazione di tasche gengivali ed ossee e progressiva distruzione dell’apparato di sostegno del dente.

Non vi è una sede elettiva, il paziente può notare i denti inferiori che si muovono, come gli incisivi che si muovono oppure un molare che si muove e fa male; comune denominatore è la progressiva distruzione del parodonto, quindi ci troviamo di fronte a un dente che si muove e con gengiva gonfia oppure denti che si muovono e sanguinano.

Importante, prima di pensare alla terapia, è formulare la corretta diagnosi, quindi dopo aver valutato lo status della bocca, la qualità dell’igiene orale, la presenza di denti affetti da patologia cariosa, etc. è necessaria, per avere una visione globale dello stato di salute orale, una radiografia ortopanoramica oppure una serie di radiografie endorali, molto più dettagliate, ed il sondaggio della profondità delle tasche gengivali ed ossee con la sonda parodontale. Una volta valutata la mobilità dentale e il livello osseo si potrà inquadrare il paziente in programmi di igiene professionale e terapie parodontali chirurgiche e non.

Alcune pazienti, come accennato prima, lamentano denti che si muovono in gravidanza, cioè è dato dai vari squilibri ormonali che si possono avere e che causano uno stato infiammatorio e di sofferenza dei tessuti parodontali, è importante il mantenimento dell’igiene orale in questa importante e delicata fase.

Ascessi dentali: dente che si muove con ascesso dentale

Un ascesso dentale è un’infezione acuta che può interessare o l’osso alveolare o il parodonto e quindi la gengiva. È causato da lesioni cariose molto grandi, che hanno interessato la polpa dentale, cioè l’apparato vascolare e nervoso del dente, e quindi vi è stata contaminazione batterica, traumi ai denti con successiva frattura dell’elemento o, come detto prima, limitati alla gengiva, ascesso parodontale.

L’elemento si presenta dolorante alla percussione, se coinvolge l’osso si ha dolenzia della sede interessata data dall’estensione del periostio e spesso si ha mobilità dell’elemento affetto da ascesso dentale, quindi abbiamo denti che si muovono e fanno male, ad esempio un dente del giudizio che si muove.

Prima di pensare ad una qualsiasi terapia è necessario che il dentista prescriva un’adeguata copertura antibiotica, per via orale o intramuscolo a seconda della gravità, per far regredire l’infezione associata ad antiinfiammatori.

A volte si può presentare un dente devitalizzato che si muove oppure un dente otturato che si muove, questo può accadere o se la terapia endodontica non è stata effettuata in maniera congrua e quindi si è venuto a formare un granuloma apicale, seguito da un ascesso dentale, oppure se si ha una parodontopatia in atto.

Traumi: denti che si muovono dopo caduta

A volte può capitare di osservare dei denti che si muovono dopo un trauma o dopo una caduta, il classico “dente dondolante”, spesso presente in regione frontale dopo una caduta o aver sbattuto la faccia. In aiuto diagnostico e per la successiva terapia è di grosso ausilio per il professionista la classificazione dei trami dentali:

LESIONI DEI TESSUTI DURI DENTALI E DELLA POLPA

  • Infrazione della corona
  • Frattura della corona non complicata o complicata
  • Frattura corono-radicolare non complicata o complicata
  • Fratture radicolari

 

LESIONI DEL TESSUTO PARODONTALE
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  • Concussione
  • Sublussazione
  • Lussazione Intrusiva
  • Lussazione Estrusiva
  • Lussazione laterale
  • Extra articolare (Avulsione completa)

Nella classificazione dei traumi dentali si differenziano le lesioni dei tessuti duri dentali e della polpa dalle lesioni del tessuto di sostegno del dente o parodonto. Nel primo caso vi può essere una semplice frattura dello smalto o della dentina, dove l’esposizione o meno della polpa dentaria farà decidere il dentista se devitalizzare o meno l’elemento, oppure, in caso di frattura radicolare, i diversi livelli di questa, rilevabili tramite radiografia, porranno il medico dentista di fronte al bivio: estrazione o meno dell’elemento interessato.

Quando si ha di fronte una lesione dei tessuti parodontali bisogna distinguere la semplice concussione, dove la lesione al parodonto è limitata, non vi è mobilità ma dolenzia alla percussione, sublussazione in cui vi è mobilità del dente ma senza la sua dislocazione e lussazione dove vi è un dislocamento, cioè uno spostamento del dente, spesso accompagnata da una frattura comminuta dell’osso alveolare.

La lussazione può essere estrusiva, con dislocazione parziale del dente al di fuori dell’alveolo, laterale, con dislocazione del dente in direzione diversa da quella assiale ed, infine, intrusiva dove il dente tende a rientrare nell’alveolo.

Nelle lussazioni in base al danno subito si può tentare la devitalizzazione dell’elemento con successivo bloccaggio con attesa della guarigione dei tessuti di sostegno, che potrebbe anche non realizzarsi. La più nefasta è la lussazione completa dell’elemento, se il paziente è un soggetto in fase di crescita si può tentare il reimpianto dentale con successivo bloccaggio.

Ortodonzia: denti che si muovono con l’apparecchio fisso e mobile

Durante il trattamento ortodontico è normale una mobilità dei vari elementi dentali, perché stanno agendo delle forze controllate che servono allo spostamento dei denti, quindi vi sono zone di riassorbimento osseo (zona di pressione) con zone di apposizione ossea (zone di tensione); lo scopo di questi due meccanismi è di mantenere invariata la larghezza dello spazio alveolo dentale.

Questo si verifica sia col trattamento fisso che con i dispositivi mobili. La presenza di denti che si muovono dopo l’apparecchio, cioè dopo la rimozione dei dispositivi fissi, è normale e si risolverà in pochi giorni, grazie all’uso delle contenzioni ortodontiche che permettono ai denti di stare fermi nella posizione ottenuta e all’osso di formarsi e rinsaldare i denti.

Si possono avere denti che si muovono con l’invisalign, cioè è del tutto normale, in quanto gli allineatori trasparenti esercitano delle forze controllate che permettono lo spostamento col successivo allineamento dentale.

 Denti che si muovono e neoformazioni

In presenza di neoformazioni dei tessuti duri e molli del cavo orale è possibile che vi sia mobilità dentale, soprattutto se in presenza di neoformazioni destruenti o che si espandono e coinvolgono elementi dentari. Per fortuna l’incidenza è bassa e per avere diagnosi di certezza è necessaria la radiografia ortopanoramica con a seguire maggiori esami, come la biopsia della lesione.

Sono diversi i tipi di lesioni che si possono riscontrare, segue una breve classificazione.

  • Tumori di origine benign
  • Tumori dei tessuti connettivali: Fibroma, osteoma, epulide, emangioma, linfangioma, condroma, lipoma, mixoma
  • Tumori dei tessuti muscolari: mioma
  • Tumori dei tessuti nervosi: neurinoma
  • Tumori dei tessuti epiteliali: papilloma
  • Tumori di origine maligna
  • Tumori dei tessuti connettivali: sarcoma, melanoma
  • Tumori dei tessuti epiteliali: carcinoma
  • Cisti di origine dentaria: derivano da errori di sviluppo, sia dei tessuti deputati all’odontogenesi, sia dei residui embrionali del dente. Ad esse appartengono: cisti adamantine, cisti germinali , cisti follicolari, epulide gigantocellulare periferica (tumore benigno) ed infine le cisti radicolari che rappresentano una complicanza evolutiva del granuloma apicale.
  • Cisti di origine non dentaria: sono sempre derivate da residui embrionali rimasti, per difettoso sviluppo, nei punti di unione delle varie parti che compongono la mascella. Si dividono in: cisti del dotto nasopalatino; cisti mediane del palato; cisti nasolabiali; cisti epidermoidi (da inclusione di epiteli in sede atipica). Dette cisti, a differenza delle precedenti, sono più difficilmente riscontrabili.

Dente che si muove: rimedi. Si possono salvare i denti che si muovono?

Se abbiamo un dente che si muove cosa fare? In base al grado di mobilità dentale sono possibili diverse soluzioni. In presenza di grado 1 per mantenere i denti nel tempo spesso è sufficiente mantenere un’igiene orale impeccabile, con sedute professionali di igiene dentale con detartrasi e scaling radicolare, con appuntamenti ogni 3 o 6 mesi, in base alla situazione riscontrata in bocca dal dentista o dall’igienista dentale.

Spesso viene utilizzato il laser per la pulizia delle tasche ossee e gengivali oppure, nei casi più gravi, la chirurgia parodontale resettiva o rigenerativa. Quando si ha una mobilità più elevata, grado 2, bisognerà valutare la durata a lungo termine dell’elemento.

Nel gruppo frontale, soprattutto inferiore, spesso effettuano dei bloccaggi o splintaggi parodontali, con i quali i denti vengono uniti tra loro con l’ausilio di fibre di vetro e resine composite e abbassati dall’occlusione, per permettere una durata maggiore nel tempo.

Uno svantaggio è l’impossibilità di mantenere pulito in maniera ottimale il settore dell’arcata dentale interessato e quindi la necessità di frequenti sedute di igiene orale professionale.

Come togliere un dente che dondola?

Se un dente si muove sarà compito del medico dentista valutare la necessità di provvedere all’estrazione dell’elemento e, previa anestesia, ad effettuare le necessarie manovre chirurgiche di exeresi dell’elemento.

Fonti:

Manuale illustrato di chirurgia orale – Matteo Chiapasco – Masson ed.2001

Ortodonzia moderna – Proffit William R., Fields Henry W., Sarver David M. , Masson, 4 edizione