Quando si parla di sviluppo e permuta bisogna distinguere due termini frequenti in ortodonzia: dentatura e dentizione. Mentre per dentatura si intende il periodo statico in cui, non si verifica alcuna modificazione nel numero degli elementi presenti in arcata, con il termine di dentizione si esprime la situazione dinamica in cui si assiste alla permuta e alla successiva eruzione in arcata degli elementi dentali.

La dentizione si sviluppa nell’uomo attraverso fasi evolutive distinte e consecutive (Figg. 4.1-4.3) che portano alla costituzione di:

  • dentatura decidua: dai 6 mesi ai 6 anni;
  • dentizione mista: dai 6 ai 12 anni;
  • dentatura permanente: dai 12 anni in poi.

Dalla dentatura decidua si passa, attraverso una prima fase di permuta, alla dentizione mista. Gli elementi dentali permanenti che vedono la loro eruzione in questa fase sono gli incisivi centrali e laterali e i primi molari; questi ultimi, essendo elementi monofisari, non sostituiscono alcun elemento deciduo, ma erompono distalmente ai secondi molari decidui. Alla prima fase di permuta segue una fase di arresto, fisiologica nello sviluppo della dentizione, chiamata periodo intertransizionale: si tratta di un momento statico, in cui di fatto non avviene alcun cambiamento all’interno del cavo orale, dove sono presenti gli incisivi centrali e laterali, i primi molari permanenti, i canini, i primi e i secondi molari decidui.

Si passa quindi alla seconda fase di permuta, in cui avviene l’esfoliazione degli elementi dei settori laterali delle arcate: canini, primi e secondi molari decidui, sostituiti rispettivamente da canini, primi e secondi premolari. In questo periodo erompono distalmente ai primi molari permanenti anche i secondi molari permanenti, a completamento della dentatura. Il momento preciso di eruzione di ogni dente è variabile da soggetto a soggetto. La variabilità di 6-8 mesi nell’epoca di eruzione dentale risulta essere nella norma.

Dentatura decidua

La dentatura decidua si forma intorno alla sesta settimana di vita intrauterina e l’eruzione inizia dopo la nascita, intorno ai 6 mesi di vita, per completarsi verso i 36 mesi (Fig. 4.4). Questa fase è caratterizzata in genere da una grande quantità di crescita ma anche da un’immaturità morfologica di tutte le componenti scheletriche cranio-maxillo-facciali (in particolare mandibola e articolazione temporo-mandibolare). I diversi elementi funzionali rappresentati da muscoli, denti e ossa presentano in questo periodo una labilità evolutiva tale che qualsiasi fattore intervenga sulla crescita è in grado di modificarne lo sviluppo; per questo motivo tutto il complesso dento-maxillo-facciale è caratterizzato da una notevole adattabilità.

Sequenza di eruzione dei denti da latte

I primi elementi decidui che erompono nel cavo orale sono gli incisivi centrali inferiori (6 mesi), seguiti dai centrali superiori (10 mesi), dai laterali superiori (11 mesi) e infine dai laterali inferiori (13 mesi), seguendo un modello di eruzione tipico detto “a fontana”. Successivamente erompono i primi molari (16 mesi), i canini (20 mesi) e infine i secondi molari decidui inferiori (28 mesi) e superiori (32 mesi).

Dai 36 mesi, a completamento della fase di eruzione della dentatura decidua, fino ai 6 anni, non si osservano grossi mutamenti a carico della dentatura decidua e si assiste a un primo periodo di stasi, definito periodo intertransizionale. Non si verifica infatti alcuna variazione nel numero degli elementi, ma piuttosto spostamenti dentali, in particolare quelli che possono avvenire poco prima dell’esfoliazione dei primi elementi decidui, a causa del riassorbimento della loro radice da parte dei permanenti in via di eruzione.

Caratteristiche dei denti da latte

Gli elementi decidui presentano caratteristiche proprie che li differenziano dagli elementi permanenti.

  • Numero. L’occlusione decidua fisiologica presenta 20 elementi dentali appartenenti a tre classi funzionali di denti: incisivi, canini e molari.
  • Gruppi morfologici. Nella dentatura primaria manca il gruppo morfologico dei premolari, che compaiono solo in quella secondaria in sostituzione dei molari decidui.
  • Colore. Lo spessore ridotto e l’opacità maggiore dello smalto dei decidui conferiscono agli elementi dentali un colore tipico lattescente, da cui peraltro deriva il nome di “denti da latte”, più chiaro rispetto ai permanenti, che presentano invece un colore variabile tra il giallo e il grigio. Abitualmente, il colore è il primo segno evidente che differenzia un elemento deciduo da uno permanente; l’unico elemento dentale che può essere simile sia per il colore sia per la forma al corrispettivo permanente è il canino deciduo.
  • Dimensioni. Generalmente si attribuiscono ai denti decidui dimensioni mesio-distali inferiori rispetto ai permanenti: ciò non è vero in tutti i settori dell’arcata. Senza dubbio i denti decidui del settore anteriore sono nettamente più piccoli rispetto ai permanenti di sostituzione: il diametro mesio-distale di incisivi e canini decidui infatti è rispettivamente circa il 75 e l’85% dei corrispondenti permanenti (Figg. 4.5 e 4.6). Nel settore posteriore invece, i molari decidui possiedono dimensioni maggiori o al massimo uguali ai premolari di sostituzione: il primo molare deciduo superiore infatti, ha dimensioni pressoché uguali a quelle del primo premolare, mentre il secondo molare deciduo superiore, il primo e il secondo molare deciduo inferiore presentano dimensioni mesio-distali pari rispettivamente al 133, 115 e 138% dei premolari di sostituzione (Fig. 4.7).
  • Morfologia delle corone. Le corone dei denti decidui hanno una forma panciuta e tozza, contraddistinta da una marcata strozzatura a livello del colletto. Il tipo di contatto che si stabilisce tra un dente e quello adiacente non è identificabile in un punto, come avviene tra i denti permanenti, ma è rappresentato da una superficie, grazie a una minore convessità coronale nei versanti mesiali e distali. L’altezza cuspidale è ridotta sia costituzionalmente sia come conseguenza dell’abrasione fisiologica.
  • Morfologia delle radici. Le radici dei denti decidui si presentano sottili, con apici molto appuntiti e sono proporzionalmente più lunghe relativamente alle dimensioni della corona, rispetto ai denti permanenti; nei molari inoltre, le radici divergono a partire dalla zona del colletto per alloggiare al loro interno le gemme dei permanenti (Fig. 4.8).
  • Spessore dei tessuti dentali. Lo spessore ridotto insieme a una durezza minore e a una permeabilità maggiore dei tessuti duri conferiscono ai decidui una struttura meno resistente rispetto a quella dei permanenti e quindi facilmente esposta a processi cariosi spesso destruenti.
  • Camera pulpare. L’anatomia pulpare si presenta ampia rispetto alle dimensioni coronali e la superficialità della camera pulpare rende gli elementi decidui facilmente esposti a fenomeni pulpitici, in seguito a processi cariosi.
  • Percorso di eruzione. Il percorso di eruzione degli elementi decidui differisce sostanzialmente da quello dei permanenti. La posizione delle gemme dei decidui è molto superficiale e vicina alla sommità della cresta ossea: il percorso di eruzione intraosseo è quindi abitualmente breve e poco accidentato. Di conseguenza le malposizioni dentali, quali rotazioni o versioni, sono scarse e l’allineamento è generalmente regolare; sono invece più frequenti gli altri tipi di anomalie dentali, quali elementi sovrannumerari, geminati o fusi. Esistono due fenomeni fisiologici di tipo dinamico che interessano le radici e le corone degli elementi decidui e che non riguardano invece i permanenti.
  • Riassorbimento fisiologico delle radici. Il riassorbimento delle radici di un deciduo permette l’esfoliazione dell’elemento ed è un processo concomitante e correlato all’eruzione del corrispondente permanente. Non sempre però questi due processi avvengono in maniera coordinata. La causa più frequente di mancato riassorbimento radicolare è l’anchilosi dentale, che colpisce con maggiore frequenza i molari decidui, soprattutto nell’arcata inferiore; il meccanismo patogenetico è da ricercare nella fusione tra cemento e osso alveolare attraverso un processo di ossificazione diretta, causato da un alterato metabolismo locale della membrana parodontale. Una simile condizione spinge il permanente a deviare il proprio percorso eruttivo o a rimanere incluso.
  • Abrasione. L’abrasione dei decidui interessa tutte le superfici che maggiormente entrano in occlusione, ovvero i margini incisali degli incisivi e le cuspidi di canini e molari. Questo fenomeno, dovuto alla struttura stessa della sostanza mineralizzata, è ritenuto fisiologico durante la fase di dentatura decidua ed è direttamente correlato al bruxismo, “parafunzione” presente in quest’epoca e giustificata dall’immaturità morfologica delle componenti scheletriche articolari. I movimenti rotatori della mandibola promuovono infatti un rimodellamento e uno sviluppo dell’articolazione temporo-mandibolare alla ricerca di una stabilità occlusale che il bambino troverà solo al momento dell’eruzione e del contatto occlusale tra i primi molari permanenti, periodo oltre il quale il bruxismo va considerato una vera e propria parafunzione patologica.