Con il termine parodontopatia si intende quella serie di malattie che possono colpire il parodonto. Se non curata, la parodontopatia dei denti può portare alla distruzione e alla conseguente caduta del dente.

La classificazione attuale delle varie patologie parodontali è stata introdotta nel 1999 in occasione dell’International Workshop for a classification of parodontal diseases con l’introduzione di 8 categorie:

  • Gengivite
  • Parodontopatia cronica
  • Parodontopatia aggressiva
  • Parodontopatia sistemica
  • Parodontopatia ulcero-necrotica
  • Ascessi del parodonto
  • Parodontopatia associata a lesioni endodontiche
  • Degenerazione

 

Cos’è la parodontopatia

Per comprendere a fondo il significato di parodontopatia, è necessario innanzitutto analizzare in dettaglio cos’è il parodonto. È una parte essenziale del cavo orale poiché si compone dell’insieme dei tessuti che sostengono il dente, ossia le gengive, l’osso alveolare, il legamento parodontale e il cemento radicolare.

Nel caso in cui venisse trascurata, la piorrea è una malattia irreversibile. Determina progressivamente sanguinamento gengivale, ascessi del paradonto, formazione di tasche parodontali, in cui si annida tartaro sottogengivale e batteri che danneggeranno l’osso alveolare riducendone l’altezza. Si potrà giungere anche ad un distacco dei denti dallalveolo, con conseguente mobilità dentale. Nei casi più gravi si va incontro alla perdita totale dei denti. Infatti, essa è la causa principale della caduta dei denti negli adulti.

La parodontopatia può colpire persone d’ogni età anche se si riscontra maggiormente in età adulta. Per quanto riguarda la sintomatologia viene definita patologia silente, dal momento che una piorrea allo stadio iniziale non presenta dei sintomi molto evidenti, e può essere scambiata per semplice gengivite. Soltanto il dentista è in grado di riconoscerla precocemente ed impedire di evolversi.

 Un quadro dettagliato sulle varie tipologie di parodontopatia

Un campanello di allarme che non bisogna mai trascurare, è la gengivite. Se curata in tempo, con un’adeguata igiene orale e una pulizia dei denti periodica, può non portare ulteriori problemi. La cura delle gengive è essenziale per il nostro benessere, anche perché la parodontopatia può provocare problemi a tutto l’organismo.  Attraverso le gengive i batteri, che acquisiscono un maggiore potere patogeno, possono penetrare nel sangue e provocare malattie cardiovascolari, diabete, osteoporosi, ma anche complicanze in gravidanza.

Oltre alla gengivite, altri sintomi che devono fare allarmare sono: alito cattivo, gonfiore e dolore della zona colpita, con eventuale presenza di pus.

Se la gengivite è una patologia reversibile, vi sono altre parodontopatie molto più gravi con conseguenze distruttive. Tra queste troviamo la parodontopatia cronica, aggressiva e ulcero-necrotica.

La diagnosi di ogni tipologia di piorrea si effettua per mezzo di una sonda parodontale che viene inserita fra dente e gengiva fino a raggiungere il fondo della tasca. La sonda permette di misurare la profondità delle tasche parodontali  e rilevare la presenza di sanguinamento al sondaggio  e la presenza di tartaro e restauri debordanti in sede sub-gengivale.

La diagnosi di parodontopatia cronica deve tener conto di diversi fattori. Si comincia già dall’adolescenza ad avere problemi di gengivite, con l’aggravarsi dei sintomi nei periodi di abbassamento delle difese immunitarie.

Progressivamente si assiste ad un peggioramento dell’infiammazione gengivale con conseguente sanguinamento, formazione di tasca gengivale e riduzione dell’osso alveolare che conduce alla perdita d’attacco. In questo specifico caso ci troviamo sicuramente dinnanzi ad una parodontopatia cronica. È chiaro che si tratta di una patologia che raggiunge il culmine in età avanzata.

Accade che col passare degli anni gli effetti patologici si accumulano, fino a giungere ad un punto di irreversibilità che porta sovente alla distruzione del dente/denti coinvolti.

La parodontopatia si può definire diffusa quando, lo dice il termine stesso, parte da una piccola porzione del parodonto per coinvolgere altre parti dello stesso, con conseguenze distruttive.

Si parla di parodontopatia aggressiva quando si assiste ad una rapida progressione della malattia che conduce alla perdita dei denti. Innanzitutto si assiste ad una rapida perdita di attacco con conseguente distruzione dell’osso. E’ una patologia piuttosto rara ma molto aggressiva.

Si diagnostica nel caso in cui non siano presenti delle patologie sistemiche preesistenti, vi siano fattori di ereditarietà ed infine una chiara sproporzione tra depositi batterici e la gravità della distruzione parodontale.

Viene definita, in alcuni casi, parodontopatia giovanile dal momento che a differenza delle altre tipologie che colpiscono in età più avanzata, può colpire anche i giovani.

Nel caso in cui la piorrea sia causata da patologie pregresse, essa prenda il nome di parodontopatia sistemica. Le malattie che possono contribuire al suo sviluppo sono il diabete, la sindrome di Down, l’artrite reumatoide e l’infezione da HIV.

La parodontopatia Ulcerativa -Necrotizzante  si riconosce invece per la presenza di papille e margini gengivali ulcerati e necrotici, cosparsi da un materiale giallognolo. Le lesioni si sviluppano celermente, con tendenza al dolore e al sanguinamento. Si verifica una necrosi gengivale nelle papille interdentali che coinvolge l’osso alveolare. Conseguenze della parodontopatia Ulcerativa-necrotizzante possono essere la febbre e l’ingrossamento dei linfonodi.

Per quanto riguarda le cause associate a questa tipologia di piorrea, si crede che l’effetto dei batteri della placca, peggiori nel caso sussistano delle malattie sistemiche oppure siano presenti dei fattori di rischio come fumo, stress, depressione, scarsa igiene orale.

Se si arrivasse al punto di non ritorno di caduta di uno o più denti, si parlerebbe di una vera e propria degenerazione che se dovesse portare ad una parodontopatia espulsiva si porrebbe rimedio con una protesi.

Classificazione della parodontopatia in base alla posizione

È possibile distinguere diverse tipologie di parodontopatia secondo la posizione in cui si manifesta l’infezione. Nel caso in cui vengano rilevati i sintomi citati precedentemente, può essere diagnosticata una piorrea orizzontale e verticale, marginale, apicale, mascellare.

Si parla di parodontopatia diffusa orizzontale nel caso in cui si diffonda provocando il riassorbimento dell’osso alveolare orizzontalmente. Contrariamente, se il riassorbimento si verifica in verticale è il caso di una parodontopatia diffusa verticale.

La parodontopatia marginale colpisce principalmente le persone adulte e consiste nel progressivo riassorbimento dell’alveolo osseo che prende altresì il nome di cresta marginale.

Per parodontopatia apicale si intende invece l’infiammazione dei tessuti periapicali del dente, ossia l’osso alveolare e il legamento parodontale. Si manifesta in due diverse forme: acuta e cronica. Il termine apicale e periapicale indica la posizione delle lesioni allo sbocco all’apice del sistema canalare delle radici dentarie, in altre parole sulla estremità delle stesse.

La patologia può anche estendersi lateralmente lungo la radice oppure nelle forcazioni.

Si parla di parodontopatia apicale acuta quando evolve in ascesso alveolare acuto e presenta dolori nella masticazione; mentre la parodontopatia apicale cronica è più conosciuta come granuloma e cisti radicolare.  Generalmente presentano una dolenzia alla percussione dell’elemento affetto e possono riacutizzare dando luogo al cosiddetto  ascesso fenice.

Può altresì verificarsi una parodontopatia per l’inclusione di ottavi. Si definisce incluso un dente che non riesce a fuoriuscire dalla gengiva. Generalmente questa condizione è tipica degli ottavi, ossia i cosiddetti denti del giudizio. In questo caso il dente bloccato crea una condizione di disagio che partendo da una gengivite può trasformarsi col tempo in piorrea.

I fattori di rischio

Vi sono delle cause scatenanti una parodontopatia, che se prese in tempo possono risolversi senza conseguenze.

  • Scarsa igiene orale

Trascurare l’igiene orale porta con il tempo alla formazione del tartaro, un deposito causato dalla placca batterica mineralizzata, il fattore di rischio peggiore per la piorrea. Infatti, incrementa i processi infiammatori con la conseguente produzione di tossine coinvolte nell’insorgenza della parodontopatia.

 

  • Fattori genetici

A volte, purtroppo, nonostante si presti attenzione ad assumere comportamenti corretti, si può andare incontro a parodontopatia. Molto spesso questo dipende dall’ereditarietà.

 

  • Patologie pregresse

In alcuni casi, la malattia parodontale può associarsi ad alcune patologie sistemiche che alterano il sistema immunitario, tra cui: il diabete, la sindrome di Down, l’artrite reumatoide e l’infezione da HIV.

 

  • Fumo di sigaretta

Può causare progressivamente problemi di recessione gengivale e di riassorbimento dell’osso alveolare.

 

  • Stile di vita poco salutare

Prestare poca attenzione al benessere fisico e all’alimentazione, può essere deleterio anche per la salute dentale ed essere causa di parodontopatia.

 

Come curare la parodontopatia

Innanzitutto la prevenzione è fondamentale per cercare di non incorrere in questa spiacevole patologia.

La regolare pulizia del cavo orale diminuirà di certo i rischi di andare incontro ad una piorrea. Inoltre, sottoporsi all’igiene dentale professionale ogni 6 mesi.

Purtroppo nonostante si abbia cura e attenzione all’igiene, si può comunque contrarre una parodontopatia. In questo caso, bisogna correre da un odontoiatra che troverà la soluzione più idonea. Nei casi meno gravi e reversibili il dentista effettuerà una semplice rimozione del tartaro e della placca attraverso la detrartrasi, oppure effettuerà delle levigature radicolari, rimozione del tartaro all’interno delle tasche parodontali.

Contrariamente, nel caso di una piorrea più grave l’intervento sarà più invasivo. Se, nonostante siano state effettuate le azioni suddette, vi sia ancora la presenza di tasche, il dentista potrebbe optare per degli interventi più invasivi come la chirurgia dei lembi, innesti, o rigenerazione tissutale.

È importante rimarcare il fatto che considerata la gravità della patologia, non esistono cure naturali che possano risolvere il problema. Pertanto l’unico rimedio efficace è quello di affidarsi ad un professionista, che sceglierà la soluzione ideale in base alle condizioni del paziente.